Non basteranno mai Piani paesaggistici, Parchi e riserve, vincoli urbanistici: ci sarà sempre qualche speculatore che troverà un Comune e molte volte una Sovrintendenza disposti ad approvare il suo progetto di insediamento di megaresort in nome di un paio di chimere: turismo, occupazione, sviluppo. Ci sarà sempre chi dirà che in fondo investono soldi loro e ci sarà sempre chi, come a Siracusa il magnate svizzero Di Gresy, ostinato a sborsare soldi a palate pur di avere alla fine il suo villaggio alla Pillirina, e la Frontino delle ville sotto le Mura dionigiane, che sceglierà i luoghi più belli della Sicilia per deturparli: anzi, indirizzandosi e accanendosi su quelli – ultimo San Vito Lo Capo – che godono di maggiore attrattiva. Viene così secondata un’equazione perversa che favorisce lo sfruttamento legale dei beni culturali e naturalistici: come nessuno ha da ridire sulla concessione di templi e teatri antichi a stilisti e musicanti, allo stesso modo appare dovuto cedere spiagge e valli ai costruttori. Chi va a vedere una sfilata al tempio della Concordia approva i grandi alberghi sulle dune.