Il 20% della tassa di soggiorno incassata dal Comune di Catania nel 2018, cioè 221 mila 881 euro su un totale di milione 109 mila 405 euro, è stato destinato dalla Giunta Pogliese a organizzatori di manifestazioni sportive che si tengano nel territorio comunale. Gli organizzatori saranno rimborsati con somme calcolate in base ai pernottamenti alberghieri dei partecipanti nelle strutture ricettive, con un plus di contributo pari a 2 mila euro se la manifestazione avrà “passaggi” televisivi su reti nazionali. Sono interessati gli organizzatori di ogni evento sportivo, senza alcuna indicazione della disciplina, purché si tratti di soggetti, enti ed associazioni iscritti a Federazioni nazionali riconosciute dal Coni o dal Comitato paraolimpico. Di conseguenza promotori di manifestazioni sportive che registrino partecipanti alloggiati negli alberghi catanesi ma non siano appartenenti a federazioni riconosciute dal Coni non avranno un euro, ciò che significa che anziché promuovere il turismo sportivo come la delibera di Giunta intende fare, il Comune finisce per scoraggiarlo o comunque per penalizzarlo.
Discriminatorio anche appare l’intento del Comune di perseguire visibilità televisiva nazionale a danno di reti televisive regionali che pure assolvono allo stesso scopo di promozione turistica della città non solo via etere – e dunque limitatamente al territorio regionale – ma anche attraverso i propri siti web e i social che hanno diffusione planetaria. Peraltro la visibilità che vagheggia Palazzo degli elefanti esclude la stampa, anche quella nazionale, e l’intero settore telematico del web. Il criterio adottato appare il frutto di una insensatezza e non sembra rispondere ad alcuna logica. Se la tassa di soggiorno è una imposto di scopo, rivolta cioè a restituire alle strutture alberghiere una percentuale di quanto esse versano nelle casse comunali ed essendo del tutto irrilevante che in un albergo pernotti un atleta iscritto a una competizione riconosciuta o meno dal Coni, l’effetto che il Comune potrebbe ottenere è che i soggetti fuori dall’ambito Coni preferiscano fare alloggiare i propri partecipanti in hotel appena fuori del territorio comunale del capoluogo, creando così alle strutture ricettive un danno che non era assolutamente nel conto.
Altro punto anch’esso discutibile della delibera è quello che riguarda il numero minimo di pernottamenti oltre il quale è possibile richiedere il rimborso. Fino a 149 pernottamenti non è ammesso alcun contributo, che comincia ad essere previsto nella misura di 3 mila euro da 150 a 299 fino ad arrivare ai 16 mila euro superato il numero dei novecento pernottamenti, che forse nemmeno il Giro d’Italia riesce ad assicurare.