Il sindaco di Siracusa Garozzo ha tenuto oggi l’annunciata conferenza stampa sulle inchieste giudiziarie che stanno travolgendo la sua Giunta, chiamando attorno a sé parte dell’amministrazione e, in sovrappiù, la dirigente comunale Garufi, coinvolta in più indagini. Ha esordito dicendo che non intendeva rispondere alla diffusa attesa che attaccasse la magistratura, sulla quale ovviamente ha riposto ogni fiducia, ma in sostanza il suo intervento si è precisato in un continuo attacco alla Procura e alla stampa, colpevole di non essere stata cauta nella propalazione di notizie uscite da Palazzo di giustizia e di avere in questi mesi tenuta sempre attiva la “gogna mediatica”. Garozzo ha attaccato la Procura sollevando alcune osservazioni su come sia stato possibile che siano uscite notizie su avvisi di garanzia e notifiche di conclusione indagini prima che i diretti interessati fossero stati informati. Ha anche dato una notizia: che un funzionario comunale è accusato di aver intascato 3000 euro di tangente. Garozzo ha indicato la Garufi come la migliore e più esemplare dei funzionari. Purtroppo per lei, per lui e per Siracusa, risulta plurindagata e al momento avrebbe fatto meglio a non comparire in pubblico tenendo un profilo basso e appartato piuttosto che sottporsi alle telecamere in posa di capro espiatorio. Ma questa è la strategia voluta da Garozzo: ribattere ogni colpo, dichiararsi sempre e comunque innocenti e presentarsi come eroi capaci di avere messo fine a una lunga stagione di abusi e misfatti che lui sta cercando adesso di riparare. Gli interventi degli altri assessori si sono distinti per una riaffermazione del giuramento di fedeltà a quella che ormai tutti chiamano “la Giunta più inquisita d’Italia”. Italia si è addirittura lanciato in una professione di fede che lo ha portato a dirsi orgoglioso di fare parte di questa amministrazione, un’adesione che ha definito la cosa più bella fatta nella sua vita. Contento lui.
Garozzo ha voluto precisare che quello di Siracusa non è il Comune più inquisito d’Italia ma il più controllato senza cercare di spiegare perché sia tenuto così sotto controllo. Poi, tanto per assestare un altro colpo alla Procura, ha detto che “su Foti ha preso un abbaglio di dimensioni bibliche”: così ricordando l’ex sovrintende dell’Inda Gioacchino Lanza Tomasi che disse che il procuratore Giordano aveva preso un colpo di sole.
Un grave errore di opportunità e di metodo quello commesso oggi da Garozzo (apparso più stanco delle altre volte, non certo per un lungo viaggio in Cina dove è andato a fare qualcosa), che ritiene di dovere sostenere la sua difesa e quella degli altri inquisiti davanti alla stampa, accusata peraltro di fare da megafono alla Procura e responsabile essa stessa dell’immagine che si offre non tanto della Giunta ma addirittura di Siracusa, senza pensare che i processi si tengono in tribunale e che una certa dignità e solennità suggerirebbe di tacere o di dimettersi di fronte a una serie incessante di gravi accuse. L’unico atto di difesa che stavolta il sindaco ha inteso fare valere è stato quello che ha letto con marzialità: avvisi di garanzia e notifiche di conclusione indagine sono solo misure previste dall’ordinamento giuridico a tutela del soggetto iscritto nel registro degli indagati e non condanne definitive. Ha in sostanza voluto ripetere un ritornello che generalmente si sente in bocca di chi non ha molti argomenti a sua difesa e non ha voglia di avvalersi della facoltà di non rispondere. Naturalmente, come avviene in questi casi, Garozzo ha ripetuto che l’unica sovranità appartiene al popolo e che la sua Giunta è stata eletta democraticamente. Come se il problema fosse politico e non giudiziario.