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Giugno choc per l’aeroporto ibleo: -31,2% di passeggeri. Futuro in nero

di Nicola Adragna
27/07/2019
Giugno choc per l’aeroporto ibleo: -31,2% di passeggeri. Futuro in nero

A giugno l’aeroporto di Comiso ha registrato un calo di passeggeri del 31,2% rispetto all’anno scorso con soli 30 mila 923 passeggeri e 289 voli decollati e atterrati. Trapani ha fatto molto meglio o meno peggio: il calo è stato del 6,4%, i passeggeri in transito 37 mila 635 e i voli 453. Crescono invece in volume di passeggeri gli scali di Catania e Palermo, entrambi con un segno più pari al 7,4%, ma quello etneo conta un incremento di gran lunga superiore: un milione 38 mila 957 passeggeri contro 702 mila 36. La crescita significativa di Catania e il pauroso collasso di Comiso dimostrano che è ancora allo stadio di mera idea il progetto di realizzazione di una rete aeroportuale della Sicilia orientale, pur in vista della quale si è appena avuto un vertice di tutti i soci dell’Aeroporto degli Iblei, Sac, Soaco e Comune di Comiso. La rete aeroportuale ipotizza che Comiso non sia giudicato un aeroporto di riserva, di ripiego o di emergenza rispetto a Fontanarossa ma che goda di uguale considerazione sui mercati e nei confronti delle compagnie aeree internazionale.
Ma così non è mai stato. Dopo un periodo durante il quale si è davvero pensato a un definitivo decollo dell’aeroporto, oggi è lo stesso sindaco di Comiso Maria Rita Schembari ad auspicare che si arrivi a “spiccare finalmente il volo”. Cattiva gestione della Soaco, mancanza di manager e tecnici esperti e soprattutto la spinta fagocitante di Fontanarossa, nella logica perseguita dalla Sac di penalizzare la Soaco alla quale pur partecipa considerevolmente per valorizzare lo scalo etneo, hanno determinato una crisi che non si vede come possa essere superata fino a quando sarà la Sac a dettare le regole. L’aeroporto ibleo sembra destinato a un ruolo secondario e superficiale rispetto a quello catanese, prospettiva peraltro dichiarata ufficialmente dai vertici Sac, che hanno promesso in teoria nuovi sostanziali investimenti per il rilancio di Comiso. La vicinanza dei due aeroporti rende peraltro improponibile il confronto che finirà di avere ragione d’essere con il futuro raddoppio della Ragusa-Catania, quando i viaggiatori del cono sudorientale dell’isola troveranno senz’altro più comodo servirsi di una infrastruttura più dotata di servizi e di voli.
L’alternativa è sembrata profilarsi con la costituzione a gennaio della Aeriblei che riunisce una decina di grossi imprenditori del Ragusano decisi a gestire l’aeroporto negli interessi innanzitutto loro, dal momento che la Spa si è offerta di rilanciare nei fatti il settore cargo e solo a parole quello passeggeri. Del resto la Aeriblei è stata appositamente creata per favorire il trasporto via aerea di merci prodotte nella provincia. IL tentativo è stato per il momento scoraggiato dalla Sac che ha promesso entro dodici-ventiquattro mesi il potenziamento effettivo dello scalo e annunciato l’acquisto delle quote dei soci minori. Aeriiblei ha protestato contro la gestione unica degli scali catanese e ibleo da parte della Sac quando si era candidata a diventare, intendendo privatizzare l’aeroporto, l’unico gestore, ma pro domo sua e senza concreto interesse per il movimento passeggeri. La richiesta avanzata al Comune di Comiso di ricapitalizzare la quota di proprietà della Soaco così da aver una presenza nella società di gestione è stata finora tenuta da parte. Il sindaco casmeneo ha dichiarato che se nuovi partner saranno cercati per risollevare il bilancio in rosso scarlatto della società non potranno che essere pubblici e non privati. Approfittando della crisi finanziaria della Soaco, i maggiori tycoon iblei si sono fatti venire la bella pensata di un arrembaggio e di impadronirsi dell’aeroporto, prefigurando addirittura un azionariato popolare e diffuso, come se l’economia reale ragusana debba sentirsi chiamata a sostenere i loro ben maggiori e cospicui interessi.
La vicenda Aeriblei, che sembra non avere futuro, dimostra come i grossi imprenditori ragusani ben poco si preoccupano delle sorti della provincia quanto al suo sviluppo economico e molto dei miglioramento dei propri prodotti da portare nei mercati continentali in tempi più rapidi di quelli attuali.

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