Eccellente
MENUMENU
  • ARTE
  • CLOSE UP
  • LIBRI
  • PERSONAGGI
  • SOCIETÀ
  • SPETTACOLO
  • STORIA
  • TRADIZIONI
MENUMENU
  • HOME
  • Contatti
domenica 11 aprile
No Result
Vedi tutti i risultati
Eccellente
No Result
Vedi tutti i risultati
Home ARTE

Il Vittorio Furioso a Siracusa per prendersi il “Seppellimento”

di Gianni Bonina
24/06/2020
5
Il Vittorio Furioso a Siracusa per prendersi il “Seppellimento”

Un teatrino dei mimi quello che,  per sostenere il sì alla rimozione del “Seppellimento di Santa Lucia” da portare a Rovereto dopo l’estate, si è avuto a Castello Maniace, dove Sgarbi ha presieduto un convegno che aveva convocato come conferenza stampa, sennonché ai giornalisti non è stato permesso di parlare, se non alla fine e se non a qualcuno che ha fatto domandine di comodo: quando una cronista si è permessa di azzardarne una senza piffero l’isterico deputato l’ha aggredita come sa fare solo lui dandole addirittura della bugiarda. Un convegno, presenti esponenti istituzionali della Provincia di Trento e il pilatesco neo-assessore regionale Samonà, nel quale non è stata ammessa alcuna voce del fronte del no e quindi più esattamente un raduno di parte che si è trasformato in un curioso carosello di camerlerghi, dalla sovrintendente Aprile, gesuiticamente prona alle ragioni di Sgarbi, all’assessore comunale Granata, lo stesso che insieme con la moglie attaccò violentemente Sgarbi quando fu nominato assessore e ora piegato diligentemente alla volontà di un “cardinale Richelieu” in nuova cotta che ha potuto liberamente dire di avere non invitato ma convocato a casa sua il presidente della Regione Musumeci per spiegargli il perché della rimozione del dipinto.
Alla fine non si è capito niente. Non si è capito cosa ci stesse a fare una sedicente “studiosa” messinese, che solo due anni fa denunciava il processo di ammaloramento del dipinto e che ora sostiene la battaglia di Sgarbi e lo stato di ottima salute del quadro: l’unica persona al mondo tuttavia che sia riuscita a togliere la parola a Sgarbi, indebitamente e corrivamente chiamato “professore”, e parlare al suo posto. Non si è capito se il “Seppellimento” sia in buone condizioni e dunque trasportabile o no: se lo è, non si capisce perché debba comunque essere sottoposto, Rovereto o meno, a intervento di restauro (Granata dixit); e se non lo è, non si capisce come si pretenda di spostarlo. Né si è capito poi cosa Rovereto darebbe in cambio. Si è parlato di 350 mila euro necessari al restauro del quadro, che però i tecnici dicono che non ha bisogno di ritocchi, ma solo di essere lasciato in pace. Sgarbi ha parlato di una copia autentica che faccia le veci nel periodo di assenza, epperò una copia del “Seppellimento” già esiste ed è proprio a Siracusa, a Santa Lucia alla Badia, per cui sarebbe stato naturale attendersi che qualche giornalista, se fosse riuscito ad avere la parola, chiedesse perché mai a Rovereto non venga mandata la copia esistente anziché farne una seconda e darla a Siracusa che ne avrebbe così due.
Altro ancora non si è capito: perché Sgarbi si è tanto inferocito ad avere questa tela, al punto da venire a Siracusa per tenere uno show personale trasmesso in diretta streaming sulla sua pagina facebook? Cosa c’è dietro che non viene detto? Cosa ci faceva per esempio alla “conferenza stampa” Gianni Filippini, promotore catanese di mostre finite sotto sequestro e più volte esecrato da Sgarbi che però, al suo solito, lo ha poi magnificato organizzando insieme con lui una mostra? Filippini è stato visto zittire i giornalisti al fianco di altri addetti dell'”ufficio stampa” di Sgarbi (sic!) perché facessero continuare a parlare Sgarbi, letteralmente andato in bestia quando una giornalista lo ha interrotto in difesa di Eva Cantarella, nota studiosa dell’antichità, alla quale il deputato berluscones ha dato della bugiarda.
Ma perché poi proprio il “Seppellimento di Santa Lucia”? Tale capolavoro è il solo che Caravaggio ambientò nel luogo in cui lo realizzò, immaginando la “sepultura” della martire in una latomia. Che senso ha dunque mostrarlo a Rovereto dove non si ha nemmeno idea di cosa sia una latomia? E’ lo stesso l’effetto che il dipinto offre al visitatore reduce dall’Orecchio di Dionisio? Se c’è in realtà un quadro che va ammirato nel posto dove si trova esso è senz’altro il “Seppellimento”. Che però un siracusano come Fabio Granata pensa di poter rimuovere e rimontare altrove quando lui per primo dovrebbe farsi alfiere dei motivi che obbligano a non toccarlo. I trentini possono ben venire ad ammirarlo a Siracusa come vanno a Malta a vedere il precedente Caravaggio. Secondo lui – e siamo alle comiche – il quadro non attira un solo visitatore dove oggi si trova, trattandosi di persone che entrano nella chiesa sconsacrata perché passeggiano in Piazza Duomo, quando è esattamente il contrario: i visitatori ammirano il “Seppellimento” e poi passeggiano nella piazza. Stando alla sua filosofia, spostato alla Badia, il dipinto dovrebbe invece attrarre turisti: e perché in periferia sì e al centro di Siracusa no? Granata è peraltro della stessa linea culturale di Sgarbi, avendo detto che “Siracusa è la capitale della Grecia d’Occidente” mentre Sgarbi voleva da assessore regionale organizzare a Palermo una mostra sulla Magna Grecia ritenendo, come Granata, che la Sicilia ne facesse parte. E Sgarbi è quello che si permette di mortificare una figura come Eva Cantarella!
Granata ha detto anche che il merito di Sgarbi è stato di aver riaperto la questione sulla definitiva allocazione del dipinto, senza chiedersi se piuttosto non si sia trattato di un grave demerito suo e di tutti gli altri amministratori che lo hanno preceduto, rei di aver lasciato per anni alle infiltrazioni di umidità un dipinto destinato alla Badia.
Epperò con la sua presenza Granata ha sconfessato il sindaco Italia, che ben si è guardato dall’accogliere Sgarbi, fermo sull’opposizione alla rimozione del dipinto in nome di una siracusanità che ha ottenuto già un grande successo impedendo che l'”Annunciazione” andasse alla mostra di Milano su Antonello. Per la prima volta Italia ha mostrato i muscoli ed è augurabile che si ponga a capo del fronte del no. Il Comune non ha diritto a decidere, è vero, ma se si mette di traverso sarà uno spettacolo vedere come Sgarbi e Granata riusciranno a portare via Caravaggio contro la volontà della città. Cosa che Sgarbi sa benissimo, giacché non si sarebbe scomodato a venire a Siracusa se avesse già incassato la certezza della rimozione. E’ con la città che è infatti venuto a misurarsi mettendosi la migliore faccia da bronzo per sostenere che il dipinto può mancare a settembre e ottobre essendo mesi con pochi turisti, segno evidente che non conosce Siracusa. La stessa faccia da bronzo che non lo ha spinto a zittire chi ha detto che, portando la tela a Rovereto, si fa conoscere meglio il “Seppellimento”: come se il capolavoro assoluto di Caravaggio abbia bisogno di farsi conoscere.

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per inviare l'articolo via mail ad un amico (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
Articolo precedente

Scandalo al buio, come i potenti si incontrano nella malasanità

Prossimo articolo

Dissequestrate dieci opere del curatore, nel mirino quelle di Filippini

Prossimo articolo
Dissequestrate dieci opere del curatore, nel mirino quelle di Filippini

Dissequestrate dieci opere del curatore, nel mirino quelle di Filippini

Commenti 5

  1. Silvia Mazza says:
    10 mesi fa

    Singolare scrivere un pezzo ignorando, non solo i contenuti del progetto Mart, illustrato in conferenza, e da mesi sui quotidiani siciliani (Gazzetta del Sud, La Sicilia, e in lunghissime interviste su La Civetta di Minerva), ma anche chi ha un ruolo “tecnico” nel progetto stesso, assegnato non solo per la profonda conoscenza dell’amministrazione regionale dei bbcc, nonché della normativa della Regione Autonoma, ma proprio perché del “caso” siracusano mi sono occupata in tante inchieste giornalistiche, come Lei, Bonina, ha ricordato. Nel silenzio di tutti. A livello nazionale sono l’unica che per anni ha tenuti accesi i riflettori, mentre a Siracusa, eredi del principe di Salina, si erano persino dimenticati ciò che sarebbe inconcepibile in qualsiasi altra parte del mondo: un Caravaggio lasciato a fare da copertina alla legittima pala d’altare del polidoresco Guinaccia. Bonina, se vuole informare seriamente i suoi lettori dovrebbe, forse, anche dir loro che chi scrive, oltre d essere uno specialista formato in conservazione del patrimonio proprio con l’Icr di Roma (la invito a leggere il mio curriculum, perché il “sedicente” che mi affibbia e il virgolettato per “studiosa” sono estremi da querela) è anche l’unica giornalista che ha difeso il patrimonio siracusano in un’aula di tribunale, vincendo contro due tentativi intimidatori per mezzo della querela mossami dall’ex soprintendente Panvini, che da notizie di cronaca apprendo essere stata adesso rinviata a giudizio. Potrebbe, però, chiedere anche al dott. Lombardo, che trovo qui a commentare in malafede, ma che con grande entusiasmo partecipò, su mio invito, al convegno dedicato qualche anno fa ad Antonello da Messina che avevo promosso a Palazzolo Acreide (ho ancora la sua mail col suo testo, poi esposto in quella sede). Soprattutto, Bonina, lei finge di non conoscermi, ma appena un anno fa, comuni amici siracusani (pronti a testimoniare) la misero in contatto con me proprio per acquisire informazioni sul Caravaggio. Con piena disponibilità le fornii un numero considerevole di miei articoli. Quindi, collega, se sei interessato a riportare i fatti, resto sempre disponibile come quella prima volta, benché ignori le ragioni di questo tuo intervento intenzionalmente diffamatorio (avendo scritto di mio pugno le memorie difensive con cui ho battuto un soprintendente in tribunale, qualcosa la saprò in merito?), altrimenti resta quello che è: una cronaca zeppa di falsità, come quella secondo cui al fronte del no sarebe stato impedito l’accesso. Quando, invece, non solo non si sono presentati a un evento aperto a tutti, ma poi hanno addotto le scuse più risibili: pretendevano un invito personalizzato (!), un orario più compatibile con la siesta siracusana e meno con i voli dei relatori (!), e qualcuno ha persino ammesso che aveva già preso più urgenti impegni, anche se da mesi diceva di non aspettare altro.

    Rispondi
    • Gianni Bonina says:
      10 mesi fa

      Mazza Silvia, lei soffre di ipertrofia dell’io, che è una brutta malattia, creda. E l’io, diceva Pascal (se lo ricorda?) è increscioso. Se non sbaglio, penso che lei abbia contratto pure il coronafumus, contagiata sicuramente da Sgarbi. Si concentri: scrivo sedicente nel significato letterale di chi dichiara uno stato e virgoletto studiosa perché non si può essere giornalisti e studiosi, giacché i giornalisti scientifici, i cosiddetti divulgatori, non sono certo degli studiosi, mentre non si è mai sentito che un vero studioso si dichiari giornalista (che ahimè è un quid minus). E allora: se è una studiosa (nel senso comunque di Sgarbi, chiamato professore ma salito su una cattedra solo molti decenni fa e per poco tempo a Udine: da semplice contrattista) non è giornalista e semmai lo è da pubblicista, come lo sono tantissimi iscritti all’Albo che svolgono un’altra professione. La sua – non l’ha mai capito nessuno – qual è? A che titolo ha potuto partecipare a progetti istituzionali della Regione? A quali concorsi pubblici ha preso parte per ottenere e vincere bandi e incarichi? Cosa fa – professionalmente – nella vita? In quale università insegna o in quale istituto scientifico lavora? Che libri ha scritto (su Amazon e Ibs non risulta manco uno stornello)? Vogliamo dire che è un’appassionata di arte? Ci sta, ma la smetta di posare a prima della classe, venire a Siracusa come una professoressa e paupulare da una tribuna. Mi ricordo eccome di lei, che non avevo mai sentito nominare. Mi devo ancora riprendere per una telefonata sgradevolissima nella quale lei, Mazza Silvia, non fece che sciorinarmi le sue competenze, la sua grandezza, le sue relazioni (politiche, non certo accademiche) senza lasciarmi nemmeno il tempo di dirle che anche io so fare la caponata, come disse Sciascia a chi gli si dichiarò grande scrittore. In quella occasione mi disse pure che il “Seppellimento” era gravemente ammalorato, mi inondò di articoli complicatissimi e antigiornalistici che non ho mai letto e quando pubblicai la notizia dell’ammaloramento lei, Mazza Silvia, mi richiamò per ricoprirmi di insulti perché non dovevo permettermi di dare una notizia che era sua. Sa cosa capii? Che sicuramente non era una giornalista quale si dichiarava, ma una “ricercatrice” (un’altra volta queste virgolette, dirà: ma vedo che anche lei, parlandosi addosso virgoletta la qualifica di “tecnico”, un atto di umiltà che dovrebbe però mutare in un bagno) di spazio e forse di lavoro. Poi ha cambiato fronte e opinione sedendo a Siracusa alla destra di Sgarbi, lasciando tutti a chiedersi se l’abbia fatto da giornalista o da studiosa. Certo, vantarsi di aver battuto un soprintendente in tribunale ha del farneticante ed ergersi a Giovanna d’Arco dei beni culturali semplicemente del cretino (sciascianamente). Mi quereli pure, con ampia facoltà di prova. Io invece (per la prima volta le parlo di me e uso il pronome che lei indossa pure di notte), benché lei dica pubblicamente che scrivo falsità (e dirlo a un giornalista è, questo sì, diffamatorio), non lo farò. Forse. Intanto la invito a non darmi del tu, perché non siamo colleghi: non sono uno studioso, nemmeno sedicente.

      Rispondi
  2. Anonimo says:
    10 mesi fa

    Sarebbe bello conoscere il nome della studiosa messinese. Il quadro appartiene al Fondo Edifici di Culto,FEC, mi pare . Cosa dice il Ministero dell’Interno che lo gestisce?In periferia hanno atteggiamenti morbidi ma , a Roma ,si inalberano di fronte ad un ulteriore danno al patrimonio dello Stato

    Rispondi
    • Gianni Bonina says:
      10 mesi fa

      La “studiosa” messinese, già collaboratrice stretta di Sgarbi, si chiama Silvia Mazza. Il 7 luglio 2017 così scriveva sul Giornale dell’arte: “Stando al monitoraggio microclimatico effettuato dal Centro per il Restauro (Crpr) di Palermo nell’arco di un anno solare (2014-2015), i valori della temperatura e dell’umidità relativa rilevate nella chiesa da luglio a settembre sono al di sopra dei limiti massimi con percentuali che si attestano anche al 100%. Dati resi pubblici in occasione della conferenza organizzata il 18 maggio scorso dal direttore del Museo Bellomo Lorenzo Guzzardi in risposta agli interrogativi che ponevamo sullo stato conservativo e la valorizzazione del dipinto. La Soprintendenza, però, non sembra avere particolare fretta nel risolvere la faccenda”. Ora ha cambiato idea e sostiene l’amovibiltà del quadro. Può succedere.

      Rispondi
  3. Luigi Lombardo says:
    10 mesi fa

    Pezzo bellissimo

    Rispondi

Rispondi a Anonimo Annulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

GLI ULTIMI ARTICOLI

Il Vittorio Furioso a Siracusa per prendersi il “Seppellimento”

Il Vittorio Furioso a Siracusa per prendersi il “Seppellimento”

04/07/2020
Scandalo al buio, come i potenti si incontrano nella malasanità

Scandalo al buio, come i potenti si incontrano nella malasanità

24/06/2020
L’anatema di Italia contro gli irresponsabili, ma governa da solo

L’anatema di Italia contro gli irresponsabili, ma governa da solo

04/07/2020
Ecco le opere dichiarate false e dubbie. Accuse a Filippini

Ecco le opere dichiarate false e dubbie. Accuse a Filippini

05/01/2020
La Sicilia d’antan nel film di Rosario Neri “Nato a Xibet”

La Sicilia d’antan nel film di Rosario Neri “Nato a Xibet”

06/10/2019
La mafia, l’amore e l’odio nella terra dei destini incrociati e irredimibili

La mafia, l’amore e l’odio nella terra dei destini incrociati e irredimibili

17/12/2019
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Privacy & Cookie Policy

Direttore responsabile Gianni Bonina - Registrazione Tribunale di Ragusa n. 886 del 10 giugno 2016

No Result
Vedi tutti i risultati
  • AGRIGENTO
  • CALTANISSETTA
  • CATANIA
  • ENNA
  • MESSINA
  • PALERMO
  • RAGUSA
  • SIRACUSA
  • TRAPANI
  • ARTE
  • IDEE
  • LIBRI
  • PERSONAGGI
  • SOCIETÀ
  • SPETTACOLO
  • STORIA
  • TRADIZIONI

Direttore responsabile Gianni Bonina - Registrazione Tribunale di Ragusa n. 886 del 10 giugno 2016

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull'utilizzo del sito stesso. Accetta Informazioni
Privacy & Cookies Policy

Necessari Sempre abilitato

Non necessario

loading Annulla
L'articolo non è stato pubblicato, controlla gli indirizzi e-mail!
Verifica dell'e-mail non riuscita. Riprova.
Ci dispiace, il tuo blog non consente di condividere articoli tramite e-mail.