I governi regionali di Sicilia, Calabria e Basilicata lavorano all’istituzione di una cosiddetta “Ciclovia della Magna Grecia”, intesa come una lunga pista ciclabile da Potenza a Pozzallo che nella parte siciliana occuperà 230 chilometri. C’è chi ci vede un fine turistico, pensando forse a un permanente giro d’Italia accorciato, ma bisogna avere proprio occhi di lince. Il punto dolente riguarda piuttosto l’ispirazione: l’aver fatto rientrare nella Magna Grecia anche la Sicilia, perpetuando così – a livello inter-istituzionale – un falso convincimento duro a morire. La Magna Grecia comprende l’Italia peninsulare ma non la Sicilia, che fu dai Greci occupata solo nella parte costiera orientale e che, grazie alla superpotenza di Siracusa, meritò di essere tenuta distinta e alla stessa stregua della madrepatria. Passi per Vittorio Sgarbi che da assessore regionale e forestiero ideò una mostra a Palermo sulla Magna Grecia, ma fa specie che proprio gli enti pubblici siciliani accettino di essere ridotti storicamente al rango di colonia quando Siracusa fece passare ad Atene la voglia di posare a “magna”.