
Soltanto ora, dopo forse un secolo, è emersa una verità che per primo ha sorpreso il direttore del cimitero di Siracusa, Ettore Manni, al quale i colleghi di Anagrafe, Servizi cimiteriali, Statistica e Stato civile, dopo febbrili ricerche, hanno dato per certo che Salvatore Politi e la moglie Maria Teresa Laudien non risultano sepolti a Siracusa. Com’è possibile se la nobildonna austriaca fondatrice del Grand hotel Villa Politi e il marito siracusano di cui l’albergo porta il nome giacciono ancora oggi in un sepolcro a terra della zona monumentale? In realtà si vede solo la tomba, sulla quale sono incise tre parole, “Coniugi Politi-Laudien”, senza un epitaffio e soprattutto senza date di nascita e di morte. La tomba è sormontata da un’alta e filiforme stele in figura di donna con lo sguardo rivolto al cielo, a seno scoperto e piedi nudi, avvolta dal bacino in giù in un peplo, con un braccio lungo il fianco e l’altro al petto ad esprimere nell’ispirazione dello sguardo un momento di estasi.
L’incuria del sepolcro, il cui marmo appare divelto in più punti, ha indotto Manni a pensare che gli eredi della coppia, tutti scomparsi, sapessero che la tomba fosse vuota. Nella sua relazione del 29 giugno il direttore del cimitero suppone quindi che “le salme all’atto del decesso siano state trasferite in altro cimitero” e che il Comune, assegnando l’area, “abbia voluto ricordare i coniugi” erigendo una sorta di monumento alla memoria, ben sapendo tuttavia di commettere un falso facendo credere a una tomba e quindi alla presenza dei due corpi.
Di più, il Comune ha intestato a Maria Politi Laudien, associandone il nome a quello del marito, la via dove sorge il suo albergo, rendendole così ulteriore omaggio dopo però averne perso le tracce nei propri registri. Sollecitato, Manni ha sfogliato, alla ricerca dei loro nomi, i registri di morte dal 1885 (l’anno dal quale parte la registrazione dei defunti) al 1930 arrivando alla conclusione che “nessuna salma risulta trascritta con i nomi di Politi Salvatore e di Laudien Maria Teresa nel periodo presunto della morte”. Secondo Manni, a suo tempo, cioè agli inizi del Novecento, il Comune non perse alcuna carta perché è del tutto da escludere, visti i pochi adempimenti da compiere allora, una mancata registrazione. Questo significa che la tomba è davvero vuota.
A disporne la scopertura potrebbe essere la magistratura se fosse dato credito alla voce secondo cui Politi fu ucciso da un marito geloso. Si tratta solo di una voce perché il delitto non è documentato in alcun modo. E non lo è forse per una ragione: la Laudien, innamoratissima del suo Salvatore, usò tutto il suo peso per imporre il segreto, così fece seppellire il marito dentro la villa e convinse le autorità comunali ad erigere al cimitero un sepolcro intestato a entrambi, necessario per soffocare le dicerie. Nella stessa tomba della villa forse volle anche lei essere sepolta, magari nella latomia. Un solo dettaglio darebbe spazio a questa supposizione: lo sguardo languido della sua statua rivolto verso l’ingresso dell’albergo dove il marito sarebbe stato ucciso.