
La Giunta Garozzo, che ha fatto ricorso al Tar a difesa del no al megaresort di Ognina, non ha chiesto la sospensiva della messa in mora ingiunta dall’assessore regionale all’Urbanistica, per cui non può non rispondere alla Regione, cosa che sta facendo con un dossier. L’assessorato minaccia l’invio di un commissario ad acta se il Consiglio non procede all’autorizzazione del progetto di 300 milioni fermo dal 2010. Il Comune oppone che sull’area grava un vincolo paesaggistico di inedificabilità perché compresa nel Piano paesistico varato quattro anni fa. L’assessorato regionale ritiene il progetto fattibile e si prepara a chiedere al Comune un risarcimento di 130 milioni.
Tutto ciò non si sarebbe avuto se la Giunta avesse chiesto al Tar la sospensione degli effetti di ogni atto, soprattutto quello di annullamento della cosiddetta “variante della bellezza” che respingeva l’insediamento del resort di lusso, dimenticanza che qualcuno non ritiene in buona fede, ma calcolata perché produca le conseguenze che infatti si sono avute. Sul megaresort si sono scontrate due posizioni che si sono fatte valere non solo in Consiglio ma anche in Giunta. E’ stata la lotta determinata e continua delle forze ambientalistiche a portare all’istituzione l’anno scorso di una riserva naturale che però non è mai nata perché l’area non è stata ancora perimetrata. Dimenticanze e ritardi, per le quali non si sa fino a che punto l’amministrazione comunale sia estranea, hanno permesso al progetto della Elemata di riprendere quota, sostenuto dall’assessorato all’Urbanistica contro gli assessorati ai Beni culturali e all’Ambiente.