Eserciti di detrattori che per decenni hanno vituperato Camilleri, amareggiandogli la vita, sono diventati di colpo ierofanti della sua consacrazione, andando in televisione e intervenendo nei giornali per magnificarne il talento di scrittore e la statura di uomo: ovviamente sciorinando le più maestose corbellerie, come si è sentito a La 7 da Parenzo e Telese. Tantissimi con la puzza al naso, critici letterari militanti e accademici, si mettevano fino a ieri un sorrisino di sufficienza a sentire parlare di Camilleri e a chi ammetteva di leggerlo concedevano una smorfietta di compatimento e di indulgenza. Ora sono tutti lì a dire che era non grande scrittore ma grandissimo. Qualcuno si è chiesto perché mai non sia stato nominato senatore a vita, tralasciando di chiedere perché mai non gli è stato piuttosto conferito alcun premio letterario importante. Si assiste a un eccesso di giubilazione che è pari a quello di sminuimento che ha scandito l’opera e la vita dell’autore. Il quale, ben consapevole dei suoi limiti come dei suoi meriti, non ha voluto nessuno ai funerali, evitandosi un’ultima impostura.