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Un buon governo è quello che distrugge le parole del dizionario

di Vincenzo Consolo
14/07/2019
Un buon governo è quello che distrugge le parole del dizionario

Un testo inedito di Vincenzo Consolo scritto nel 2004, sotto il potere politico berlusconiano contro il quale è diretto.

E’ bastato a George Orwell, per il titolo 1984, invertire le ultime due cifre del 1948, anno di composizione del romanzo, per dire del medioevo prossimo venturo, dell’orrore della dittatura staliniana e di ogni futura dittatura, di colore rosso o nero. E sappiamo noi oggi che la metafora o visionarietà del romanzo s’invera oltre il 1984, tocca i nostri più recenti anni, questo anno di grazia 2004. Tocca i regimi di color grigio scuro: le nostre attuali democrazie occidentali, in cui maggioranze parlamentari ultraconservatrici o reazionarie si fanno dittatoriali, distorcono e annullano i principi fondamentali della democrazia stessa, prima fra tutti quelli della libertà e dell’uguaglianza. E così s’impone l’unico comandamento di ogni regime, di ogni utopia che, realizzata, si fa dittatura, si fa distopia, unico comandamento come quello imposto dal maiale dittatore Napoleon de La fattoria degli animali, primo tempo dello straordinario dittico antiutopico orwelliano: “Tutti gli animali sono uguali / Ma alcuni animali sono più uguali degli altri”. Unico comandamento a cui si giunge dopo l’eliminazione dei Sette comandamenti iniziali (“scritti sul muro e inalterabili”) della Fattoria, dopo il loro progressivo stravolgimento, dopo le subdole modificazioni linguistiche. Ecco, il tema della modificazione linguistica, che prelude all’avvento di dittature, che le dittature, instaurate, s’incaricano di radicalizzare, è accennato nella Fattoria degli animali, ma è chiaramente esplicitato nel 1984.
Sulla bianca facciata dell’enorme piramide di cemento, sede del Ministero della Verità (a Londra, principale città di Pista Uno, dello stato di Oceania, che ha per dittatore il Grande Fratello), sulla facciata erano strampati i tre slogan del Partito: La guerra è pace – La libertà è schiavitù – L’ignoranza è forza.
Nel capitolo quinto della parte prima del romanzo, Wiston Smith, il protagonista, incontra alla mensa del Ministero della Verità, dove lavora, Syme, del Reparto Ricerche, un filologo specialista della Neolingua, impegnato con altri esperti nella stesura della Undicesima Edizione del Dizionario della Neolingua.
“Come va il dizionario?” gli chiede Wiston. E Syme: “L’Undicesima Edizione è quella definitiva”. E aggiunge: “Tu credi, immagino, che il nostro compito principale consista nell’inventare nuove parole. Neanche per idea! Noi le parole le distruggiamo, a dozzine, a centinaia. Giorno per giorno, stiamo riducendo il linguaggio all’osso…”.
Che spavento! Sembra che Syme (Orwell) parli dell’italiano di oggi, della povera nostra lingua “ridotta all’osso” dal dominio televisivo, da un ipotetico Grande Fratello, un immaginario Primo Ministro dello Stato italiano, il Quale è proprietario e dominatore di tutte le televisioni. Egli, l’immaginario Primo Ministro-Grande Fratello, ci parla, con la sua voce metallica, monocorde, del Teleschermo, ci parla per slogan; dal Teleschermo Egli ci parla e ci guarda, ci controlla, ci comanda, Egli uccide la nostra capacità di pensare, cancella il passato, la storia, cancella la nostra memoria. La sua neolingua distrugge l’archelingua. “Per l’anno 2050, forse anche prima, ogni nozione reale dell’archelingua sarà scomparsa. Tutta la letteratura del passato sarà stata distrutta: Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron, esisteranno solo nella loro versione in neolingua” afferma Syme. E così, in neolingua saranno stravolti anche i nostri: Dante, Petrarca, Boccaccio,  Leopardi, Foscolo, Manzoni… In questo nostro contesto neolinguistico, non più scrittori ci saranno, ma “macchine scrivi-romanzi”, pubblicati dall’Editore unico che è sempre il Grande Fratello. Il Quale, naturalmente, è anche editore e produttore di “giornali-spazzatura che contengono solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa; di film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali… di materiale pornografico della specie più infima…”.
Sì, il Grande Fratello ci parla dal Teleschermo e un’infinita schiera d’accoliti – membri del Partito, portaparola, portaimmagine, portasmorfia-rutto-scorreggia, ministri, sottoministri, capigruppo, giornalisti, scherani volontari – ripetono in neolingua le parole del Capo in un “fluido discorso articolato direttamente dalla laringe, senza alcuna implicazione dei centri cerebrali superiori”. E si chiamano costoro, questi ripetitori o ecolalici, “ocoparlatori”, da “ocoparlare”, cioè “parlare, esprimersi come un’oca”.
Che terrore, la modificazione linguistica! La quale, abbiamo detto, prelude quasi sempre a sinistre soluzioni politiche, a “Fattorie degli animali” e a “1984”, in cui i dittatori, il maiale Napoleon e il Grande Fratello, generano altri e più orrendi terrori: pubbliche impiccagioni, scatenamento di odio, sparizione, “volatilizzazione” di oppositori, guerre, isteria, demenza… E fuori dal mondo orwelliano, fuori dalla finzione letteraria, nella realtà, nella storia, sono avvenuti, di qua e di là nel mondo, modificazioni linguistiche che hanno annunciato e sono state espressioni di tremende dittature.

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